martedì 13 dicembre 2011

La donna in gabbia

"Ma in effetti che cosa sappiamo dei nostri simili? Non abbiamo tutti nella vita una tragedia irreparabile, che non siamo stati capaci di riconoscere in tempo?"
(Jussi Adler-Olsen, da La donna in gabbia)



   Con La donna in gabbia, pubblicato in Italia dalla Marsilio editori  (alla cui proposta di recensione ho aderito), il danese Jussi Adler-Olden nel 2007 ha dato vita all'investigatore Carl Mørk, protagonista poi di una serie di romanzi che, dato il successo internazionale, sarà presto anche oggetto di trasposizione cinematografica. 

"Solo una rapida curetta con i piedi sul tavolo e i pensieri ben sepolti nel mondo dei sogni poteva rimetterlo in sesto. 
Era in quel benefico stato da dieci minuti, quando il suo raccoglimento fu interrotto da una sensazione che tutti i servitori della giustizia conoscono benissimo, e che le donne chiamano intuizione. Era l'inquietudine dell'esperienza che gli ribolliva nel subconscio. La sensazione che una serie di azioni concrete avrebbe inevitabilmente condotto a un certo risultato."

  
     Taciturno, pigro, burbero, mal sopportato dai suoi colleghi incapaci, Carl,  investigatore intelligente e dotato, viene posto a capo di una nuova sezione sorta presso la Direzione anticrimine della Polizia, per indagare sui casi irrisolti o lasciati in sospeso, chiamata semplicemente Q, dal simbolo del Partito Danese sulle schede elettorali.
   La creazione di questa sezione è in realtà una discutibile scelta politica per dimostrare all'opinione pubblica una maggior intenzione di assicurare la giustizia e soprattutto una scelta economica del distretto di Copenaghen per assicurarsi i finanziamenti stanziati.  Ma i milioni versati non arriveranno mai alla sezione Q, che viene collocata in uno scantinato, senza mezzi tecnici ed assegnata a Carl semplicemente per allontanarlo ed isolarlo. Gli viene affidato solo un aiuto per le pulizie, ma presto il siriano Assad si rivelerà un valido ed indispensabile sostegno anche per le indagini, un personaggio misterioso la cui presenza incuriosisce e nello stesso tempo porta vivacità alla narrazione.


    Fra tutti i vari casi speciali per la sezione Q, Carl ripesca la pratica della vicepresidente dei Democratici Merete Lynggaard, giovane e bella donna scomparsa cinque anni prima senza lasciare tracce. Un caso scivoloso, apparentemente inconsistente, troppo facilmente archiviato per assenza di moventi. Presto si accorgerà che le investigazioni erano state svolte con molta superficialità. Saranno le sue doti di intuizione e coraggio unite a quelle del capace Assad, a portare a termine un'indagine che nello scorrere dei giorni diventerà sempre più avvincente ed anche pericolosa.
   Si tratta di un thriller dove lo scorrere del tempo la fa da padrone, sia dal punto di vista stilistico per lo sfasamento di collocazione temporale dei vari capitoli, sia da quello dei contenuti e del ritmo della narrazione. Tempo che si dilata fino a sembrare eterno per Merete ma implacabilmente rapido per gli altri, che quasi instaurano una gara contro di esso.
   Quello che a me colpisce è che, sebbene Merete sia concretamente prigioniera, palesemente in gabbia per tutti, ella continui a mantenersi concentrata su pensieri che la aprono al mondo e agli affetti, alla vita ed ai suoi colori, continuando a prendersi cura di sé senza mai perdere la speranza di scappare, di non darla vinta ai suoi crudeli carcerieri.


"Era stata sdraiata a pensare ai libri. Lo faceva spesso, per allontanare il pensiero della vita che avrebbe potuto essere la sua, se solo avesse fatto altre scelte. Quando pensava ai libri, poteva muoversi in un altro mondo. La sola idea di sfiorare con le dita la secchezza e l'inesplicabile ruvidità della carta bastava ad accendere in lei un incendio di nostalgia. I vapori della cellulosa e dell'inchiostro di stampa. E mille volte era entrata nella biblioteca immaginaria e aveva scelto con il pensiero l'unico di tutti i libri al mondo che poteva rievocare con sicurezza, senza bisogno di inventare ancora. Non quello che desiderava ricordare, non quello che le aveva fatto più impressione. Ma l'unico libro che per tutti i bei ricordi e le risate liberatorie era rimasto intatto nella sua memoria martoriata."

   Nella sostanza, invece, tutti i personaggi di questo romanzo, anche i minori, a mio parere, sono in vario modo in gabbia.
   Lo è Carl, imprigionato nel martellante rimorso di non aver potuto salvare un suo collega dalla morte ed il suo amico dalla paralisi durante uno scontro a fuoco in cui era anch'egli presente.  Ingabbiato da una ex-moglie dalla quale non riesce a liberarsi e che continua a sostenere nel suo percorso artistico e ad aiutare nostante l’insopportazione.
   Lo è Assad, che certamente si nasconde, chiuso nei segreti e strani misteri mai svelati dei suoi veri nome, provenienza e personalità.
   Lo è Uffe, fratello di Merete, chiuso in un silenzio ed una incomunicabilità provocati dalla gabbia del dolore. Una gabbia che lo costringe all’isolamento ed al rifiuto di vivere.
   Lo è il folle criminale che la tiene segregata, rinchiuso anch'egli nel suo delirante odio, una gabbia impenetrabile da qualsiasi luce di umanità.
   Lo è la grande protagonista di questo romanzo, ossia la politica. Una politica non retta da obiettivi comuni, trasparenza, coerenza e legalità, ma chiusa tra le sbarre del denaro e del potere, dell'arrivismo e della menzogna, del malcostume e dell'incompetenza. Limiti che l'autore riscontra a tutti i livelli della politica danese, sia nei corridoi parlamentari che a livello locale. Non c’è pagina o contesto privo di battute amare e sarcastiche sull’attività dei politici e la cattiva gestione della cosa pubblica. Abituati come siamo a considerare questo un male tipicamente italiano, piuttosto che attribuibile ai paesi scandinavi, è un aspetto che ho trovato interessante nella sua obiettività critica.


   

- E tu, hai mai provato la sensazione di sentirti in gabbia? C’è qualcosa che in qualche modo pensi possa limitare l’espressione libera della tua personallità?


- Anche per te i libri rappresentano un momento così rigenerante? Come per Merete hai un libro che per te sia un ricordo felice, pagine che hanno segnato la tua vita, parole da rileggere come un bisogno o a cui collegarsi anche con la mente per farla respirare?


37 commenti:

ღ M@ddy ღ ha detto...

Ciao cara!
Dopo giorni e giorni di assenza dal web per cause di forza maggiore, riecco anche me...

Perdònami per la fretta,
ti lascio un grandissimo saluto e ti abbraccio al volo, ho ancora un sacco di contatti da "recuperare" anche negli altri blog amici...
...alla prossima sarò più "presente"!

Un bacio, a presto :-)

M@ddy

Unknown ha detto...

Interessante Rita Cara...
da come lo hai descritto sembra che tutti lo siamo , in gabbia...
la mia gabbia è la limpidezza...
mi limita nel rapporto con il prossimo...
sembra assurdo, ma è così...
siamo purtroppo abituati a cercare il perchè in una buona azione...
e non riusciamo a godere della semplicità di un gesto spontaneo....il donarsi al prossimo, senza secondi fini...
i libri mi hanno dato molto, e ancora, alcuni testi, sento la necessità di rileggerne parte...
in alcuni mi ritrovo, nel pensiero che combacia...e non mi sento più,mosca bianca...
a volte, penso a quanto sia più facile scrivere un sentimento, un turbamento, piuttosto che esternarlo e cercarne confronto...
forse è questo il segreto della lettura..."rifugio"...
grazie Rita..
un abbraccio..
dandelìon

Marianna ha detto...

Bellissima recensione, davvero superlativa!!!!
Io ho i miei libri a cui penso quando so giù di morale e sono tutti quelli della Kinsella! in ogni sua frase mi sento protagonista e mi fa sorridere il modo in cui le mie alter ego affrontano le difficoltà :)!
smack

Gingi ha detto...

Rita ero passata per gli auguri, sabato parto e non so se per le feste mi potro ricollegare, bel post che fa pensare ed analizzare cosa provi.
Sarà l'età ma io rifuggo ciò che è triste o che possa turbare la mia serenità... in gabbia? si forse lo sono stata una vita, per tanto per tutto, anche per i doveri che senti e che hai verso i tuoi amori, siamo tutti in gabbia, anche per il nostro carattere che in qualche modo ci limita.
Io sono adesso libera, materialmente, ma la vera libertà è quella che hai dentro ed io fortunatamente per me sotto questo aspetto non ho mai avuto gabbie.
Ti auguro un periodo dsereno e gioioso e che il tuo natale possa essere lungo un anno.
Un sorriso
Gingi

Guard. del Faro ha detto...

Cara Rita,
dovrei essere abituato alle tue performance, eppure i tuoi articoli continuano a stupirmi. Sono "ameni", scorrevoli e talmente esaustivi, da fare concorrenza persino agli enciclopedisti. Io credo che se Diderot e D'Alembert fossero ancora vivi, ti assumerebbero immediatamente come collaboratrice!
Fatta questa premessa un po' scherzosa, confesso che non ho letto il romanzo in questione, ma dalla tua descrizione ho potuto farmi un'idea abbastanza precisa, non solo della trama, ma dell'atmosfera che si respira nella storia, la medesima che avvolge gli atti di rapimento e prigionia, con il valore aggiunto del persistente mistero che aleggia sul gesto criminoso.
A questo punto, non resta che procurarsi il romanzo e leggerselo tutto d'un fiato, ringraziandoti per la preziosa segnalazione.

Tomaso ha detto...

Cara Rita dopo la mia assenza forzata eccomi solo per un saluto...
I tuoi articoli mi lasciano sempre sorpreso! bellissimi.
Tomaso

Adriano Maini ha detto...

Il tutto mi sembra una tragica metafora, forse involontaria, di una certa cupa Danimarca, di cui non sospettavo, prima di recenti letture, l'esistenza.

Rosa ha detto...

ciao Rita, sei impareggiabile nel proporci queste recensioni, sono molto accattivanti e interessanti, grazie al modo chiaro ed incisivo dei fatti, si ha subito il quadro della situazione, complimenti...
in gabbia ci sentiamo un po' tutti, per le scelte che abbiamo fatto o facciamo, sbagliate, ci chiudono in una morsa da cui e' difficile uscire, i condizionamenti, i doveri imposti, tante cose, dobbiamo imparare a convivere, i libri rappresentano uno sfogo un'estraniarsi dalla realta' per vivere un po' nei sogni, ci costruiamo il nostro piccolo mondo felice e ogni tanto ci rifugiamo, ci aiutano...ciao grazie buona serata baci rosa a presto, buona serata.)

Francesca ha detto...

Ciao magica Rita grazie per le belle parole che hai scritto sia nel mio blog che nel blog di Franz...E' vero possono nascere nel web delle belle amicizie e se c'è rispetto e stima reciproca possono continuare nel tempo...
Mi piacciono queste recensioni che ci proponi...(ultimamente leggo poco) pero' prendero' spunto da te!!!
Ah dimenticavo grazie per avermi preso per una "ragazza"..:), vado per i 43!!!
Un grosso bacio a risentirci!!!

Melinda ha detto...

A volte mi sento in gabbia nei rapporti con gli altri, mi privo della mia libertà per non ferire loro, ma poi sono io quella che soffre e non mi sembra neanche giusto!
Ho un libro a cui sono particolarmente legata e che ho riletto volentieri nonostante la mole, si tratta di "Ritorno a casa" di Rosamunde Pilcher, che mi ha aperto gli occhi su quanto sia fortunata a vivere lontano dalla guerra, con la mia famiglia vicino! E poi i personaggi sono meravigliosi, non puoi non amarli!
Ciao Rita, è bello leggerti!!!

Fabipasticcio ha detto...

Come sempre un post che lascia il segno, che fa riflettere, che mi spinge a riguardare dentro di me...mentirei se ti dicessi che non mi sono mai sentita in gabbia, credo che nessuno, ragionando, possa dirlo. Ed è ancora più difficile capire che dalle gabbie si può uscire, che le gabbie come si chiudono si possono aprire...bella recensione perchè mi hai incuriosito davvero.
I libri? Per me sono speciali e ho sempre in mente di parlarne e prima o poi...chissà
Grazie e serena notte

Elisena Migiani ha detto...

le gabbie Rita, quelle che ci costruiamo da soli sono molte diverse da quelle vere e soprattutto da quelle dove gli altri ci confinano.
E' una recensione profonda che rasenta le realtà non solo di quel luogo, ma anche di quelli molto a noi più vicini.
Certamente nella privazione materiale della propria libertà, aver tra le mani un libro è come esser davanti ad una finestra aperta, respirare aria, vedere il sole, immedesimarsi nella vita del protagonista, visto che in quel momento la nostra non esiste più, c'è stata sottratta, mentre l'immaginario può continuare a crescere.
Certo che Carl è proprio l'esempio dell'uomo che nonostante abbia contro "un esrcito", è difficile da chiudere in una gabbia perchè i suoi principi, quelli, non muoiono,mai!
Un bacione Rita
Elisena

Fernando Santos (Chana) ha detto...

Excelente post....
Cumprimentos

chaill ha detto...

Quale gabbia più dolorosa dell'utero materno, a volte? e quando te ne esci finalmente te ne liberi? Il libro, in generale, rappresenta l'evasione, il non pensare, il non dover essere: fan tutti i protagonisti vari.
Mi è più rigenerante la musica: il mio rifugio :)

Un caro saluto e a presto :)

Gianna ha detto...

Sì, cara Rita.
Spesso mi sono sentita in gabbia...sperando sempre di poterne usire...uscivo e rientravo.

Un libro che mi ha aiutata molto è "Vivere, amare, capirsi" di Leo Buscaglia.

Post avvincente.

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Ottima recensione! Ti auguro una serena giornata; saluti a presto.

Chiaretta ha detto...

Complimenti per la bellissima recensione!! Io mi sento in gabbia nel mio lavoro, un lavoro in cui non ritrovo me stessa, né ciò che vorrei fare e dove non posso sfruttare appieno le mie capacità.
Anch'io come Marianna trovo consolazione nei libri della Kinsella. Ho letto tanti splendidi romanzi e capolavori delle letterature di tutto il mondo, ma la Kinsella sa darmi conforto con la sua ironia nei momenti più bui.

Pupottina ha detto...

ciao Rita, dopo giorni di problemi tecnici, torno a salutare gli amici e sono contentissima dell'entusiasmo che ha suscitato anche in te il libro La donna in gabbia. come ti avevo detto, ti sarebbe piaciuto...
è davvero un bel libro che magari regaleremo in formato cartaceo questo natale a qualcuno che conosciamo avere i nostri stessi gusti

Pupottina ha detto...

in gabbia, non come Merete, ma sicuramente ci sono situazioni che ci fanno sentire così... basta anche un segreto a farci sentire come in una gabbia.... perché non lo possiamo condividere...
credo che anche per me i libri siano un momento rigenerante e in questo periodo che il medico mi ha consigliato di state più tranquilla e a riposo mi sto circondando di libri e molti potrebbero essere quelli che definisco rigeneranti

Saucy Siciliana ha detto...

Proprio cosi, in un modo o nell'altro chi non e' in gabbia. Chi piu' chi meno. Un abbraccio Rita!

Chiara ha detto...

Ciao Rita,
anche io ho partecipato all'iniziativa, leggendo proprio questo libro.
Devo farti i miei sinceri complimenti per la recensione: hai fatto un ottimo lavoro.

Quanto alla sensazione di sentirsi in gabbia, io la provo quando sono costretta (?) a fare cose che non mi piacciono, a sopportare situazioni spiacevoli.

Un saluto

Anonimo ha detto...

La sola parola gabbia mi procura una forte orticaria!

Un abbraccio

Luigi ha detto...

"siamo prigionieri col terrore di essere liberati"; perdonami se ti parlo ancora con parole di una canzone ma in questo periodo mi viene così!!!

p.s. la canzone è sempre di Niccolò Fabi e si chiama 'Parole che fanno bene'!

Gabe ha detto...

tesora,perdona la mia toccata e fuga,sono passata per lasciarti un abbraccio

npace ha detto...

Ciao, grazie per il commento al nostro blog.
Anche io amo molto l'arte e la musica, per un po' di tempo ho pure studiato flauto.
Ti seguo con piacere anche io
ciao
nunzia
cosedilino.blogspot.com

Ambra ha detto...

Ma certo che ho provato la sensazione di essere in gabbia, una prigione senza sbarre ma senza la possibilità di uscirne.
E un libro, dico solo che per me è la felicità.
La tua recensione come tutti i tuoi post è ricca e coinvolgente.

Seguace di Gesù ha detto...

Cara amica sono riuscita a venire a salutarti dall’Argentina, ti lascio un caloroso saluto con i 35 gradi che fanno qua…. Grazie per aver visitato il mio blog. Un salutone!!

Valentina ha detto...

Ciao Rita, mi ha conquistata la tua recensione, è il classico romanzo che piace a me, che riesce a coinvolgerti al punto di sentirsi dentro al racconto stesso e ora sono davvero curiosa. Leggere mi rende felice, mi piace, è una delle cose più belle che ci siano!! Sentirsi in gabbia? Forse di più negli anni passati quando il mio carattere troppo timido mi portava a chiudermi nel rapporto con gli altri..ora non saprei, magari verso determinati doveri, e penso che a volte lo siamo anche senza saperlo. Ti abbraccio forte, sogni d'oro

Elio ha detto...

Ciao Rita, deve essere un romanzo veramente buono e con suspence. Qui in Francia fanno già una serie televisiva dove una squadra speciale cerca di risolvere casi archiviati e, naturalmente, ci riesce sempre.
Penso che ognuno di noi, ad un momento od un'altro si sia sentito "in gabbia" e per quanto riguarda i libri, appena finito uno ne comincio subito un'altro. Passa da me il 19 - Post speciale.

Anonimo ha detto...

A ben vedere tutti abbiamo fatto della nostra mente una gabbia ì, anzi NO! Abbiamo costruito un labirimto per auto protebberci dal mondo che ci circonda e spesso anche da noi stessi.

Eccoti un KOAN Zen:
"Un giorno Manjushri stava fuori dal cancello, quando il Buddha lo chiamò: Manjushri,Manjushri, perchè non entri? e Manjushri rispose: Non vedo niente oltre il cancello. Pechè dovrei entrare? Rispose Manjushri".

Grazie per la tua visita.

Rosa ha detto...

ciao Rita visto l'incalzare degli avvenimenti ti faccio tanti auguri di buone feste, un abbraccione rosa a presto.)

Vele Ivy ha detto...

Anch'io ho scelto quel libro: non ho letto ora la tua recensione per non rovinarmi la sorpresa! Una volta che l'avrò letto, sarà bello confrontare i nostri pareri!

Videodiretta ha detto...

Rita cara,sono passata per lasciarti un'affettuoso saluto e per augurarti una felice domenica!
Un abbraccio e un bacio:)
Luci@

Carla, i colori...pensieri della mia mente. ha detto...

Sempre impareggiabile nelle tue recensioni, ma perchè non ti proponit ufficialmente per qualche casa editrice?
E lo dico sul serio!!!
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Spesso mi sono trovata in gabbia nella mia vita, quella gabbia alla quale non ho saputo, in quei momenti, uscirne la giustifico con la giovane età e con la cultura "dei doveri".
Ancora oggi quella cultura a volte mi soccombe e rinuncio a parecchi desideri-sogni, cerco comunque di cogliere il meglio per ciò che riesco a far esplodere (per esempio la mia pittura)
Un caro saluto e visto che sono sempre di corsa ti auguro da questo post tantissimi auguri di serene Natale con la luce dentro.
ciaoooo Rita

Vele Ivy ha detto...

Ho appena finito di leggere il libro e quindi ho finalmente letto la tua recensione ;-)
In effetti quello che colpisce di Merete è la sua forza d'animo: nonostante sia in una gabba "vera" non si abbandona mai alla pazzia, non perde mai la speranza! La sua è una storia davvero commovente.
La recensione intera l'ho scritta qui:
http://colorarelavita.blogspot.com/2012/01/la-donna-in-gabbia-jussi-adler-olsen.html

Favia ha detto...

Bellissimo articolo!!!

Fedi nuziali ha detto...

Questo blog è molto utile,complimenti!