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mercoledì 5 ottobre 2011

Fabio Volo - Un posto nel mondo

"Francesca è la donna che amo. E' un arcipelago. Un insieme di meravigliose isole che io, navigando nelle loro acque, visito in tutte le loro delicate forme. Di lei conosco ogni piccola sfumatura, ogni minuscolo dettaglio. Conosco i suoi silenzi, la sua gioia. I suoi mille profumi, l'ombra dei suoi baci, la carezza del suo sguardo. Amo la rotondità della sua calligrafia. La luminosità delle sue spalle nude e il suo collo a cui ho sussurrato i miei più intimi segreti. Sono incantato dalla capacità che hanno le sue mani di creare attimi di eternità dentro di me. Adoro i territori dove mi conduce quando mi abbraccia. Territori che conosco pur non essendoci mai stato. E nonostante tutta questa conoscenza riesco ancora a emozionarmi e a regalarmi istanti di stupore."


"La nostra relazione si basa sulle nostre individualità e ci aiutiamo a vicenda affinché l'altro sia sempre più libero. Ci aiutiamo a vicenda a realizzare i nostri progetti. Condividiamo le nostre vite donandoci le reciproche libertà."


"Siamo andati in camera, l'ho spogliata e l'ho messa a letto. Le ho chiesto di chiudere gli occhi e ho appoggiato lo sguardo su di lei. L'ho accarezzata lentamente, dalla testa ai piedi, senza mai toccarla. Rimanevo distante solamente qualche centimetro in modo che lei sentisse il calore della mano, ma non il tatto. Prima la testa, poi il viso, la fronte, le sopracciglia, gli occhi, il naso, le labbra, il mento. Senza toccarla, il mio viaggio è continuato sul collo, le spalle, i seni, il ventre, le gambe, i piedi. Sentivo che avvertiva il mio calore. Poi ho iniziato a carezzarla. Passavo la mano sul suo corpo come un mercante esperto fa con un tessuto pregiato. 
Ho iniziato a baciarla. Appoggiavo le labbra ripercorrendo il cammino già tracciato. Volevo che tutto il lei fosse attesa. Festa. Evento."

( Fabio Volo, da Un posto nel mondo) 



   Fabio Volo, all’anagrafe Fabio Bonetti, è un persona poliedrica. Alla soglia dei quarant’anni nella sua vita si è dedicato ai lavori più vari, cominciando dal fare il panettiere. Lanciato dal talent-scout Claudio Cecchetto si è imposto nel mondo dello spettacolo dapprima come DeeJay,  per poi passare alla tv nel ’98 con “Le iene”, dove emerse per simpatia e verve, fino a diventare attore, doppiatore, sceneggiatore ed anche scrittore di successo ormai da circa una decina d’anni.
   Non è un autore che mi abbia mai entusiasmato, lo considero la versione maschile della Tamaro, nel senso che scrive facendo leva appositamente sui sentimenti, sulle paure e sulle emozioni di ognuno, esprimendo con levità assoluta delle profonde verità. Pur essendo i suoi libri assolutamente lontani dall’arte narrativa ed avendo poche pretese di essere dei capolavori letterari, hanno enorme successo non solo per la notorietà del personaggio televisivo, ma proprio perché è appunto facile ritrovare argomenti degni di particolare importanza, concetti essenziali sulla vita, la morte, l’amicizia e l’amore, le grandi realtà come le piccole cose d’ogni giorno, in un contesto leggero e scorrevole, di facile lettura e poco impegnativo. Temi di grande profondità in un contesto d'evasione; una elevatezza d'animo in storie poco originali;  uno stile diretto, colloquiale, giovane e a tratti poetico, tuttavia non incisivo.




" Tu fai vedere al tuo sogno che veramente ci tieni a incontrarlo, senza pretendere che lui faccia tutta la strada da solo per arrivare fino a te, poi le cose accadono.  I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi."







   Dei vari suoi libri che ho letto, quello che mi ha colpito un po' di più è stato Un posto nel mondo, una specie di viaggio esistenziale alla fantomatica ricerca della felicità. 
L'esperienza di Michele, il protagonista di questo libro, è quella di chi arriva a comprendere che la vita va vissuta senza adagiarsi, ma guardando il mondo con gli occhi aperti.
Cercare qualcosa di diverso dal semplice accontentarsi, soprattutto cercare se stessi anche se ciò può costringere a rinunciare ad alcune sicurezze.  Inseguire i propri sogni, realizzare le proprie aspirazioni,  essere coraggiosi, prendere in mano la propria vita, sceglierla e non fare che sia lei a scegliere. Interrogarsi sempre su cosa si vuole veramente e perché.

   Anch'io considero valore l'amore che mai si abitua a se stesso e che sempre è ricerca e stupore, incontro atteso e festoso, cammino fatto insieme nella libertà e nella conoscenza. Amore che è crescita ed attenzione, progettualità e sensualità.
Credo inoltre che l'amore non sia l'esenzione dal sentimento della solitudine, né vada vissuto nell'ottica del  cercare un’altra metà che vada quasi a ricolmare dei vuoti, bensì sempre cercare se stessi, perché non c'è niente di più bello che condividere con un'altra persona la propria essenza, la proria vita.

   E così, sempre armati di lanterna, andare alla ricerca del proprio posto nel mondo, senza paura del di più o di lanciarsi
avendo il coraggio di buttarsi ... per cadere verso l'alto!


" La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, 
ma è volere tutto ciò che si fa. "


Io definirei allora la vita come un cammino verso la consapevolezza.

Quanto la ritieni essenziale come ingrediente della felicità?