Visualizzazione post con etichetta corpo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta corpo. Mostra tutti i post

domenica 18 dicembre 2011

I pesci non chiudono gli occhi

Non avevo toccato niente di così liscio fino allora. Ora so neanche fino a oggi. Glielo dissi, che il suo palmo di mano era meglio del cavo di conchiglia, mentre risalivamo a riva, staccati. 
"Lo sai che hai detto una frase d'amore?" disse avviandosi verso l'ombrellone.
Una frase d'amore? Neanche so cos'è, che le è venuto in mente?... ma si è sbagliata. Ho detto una frase di stupore."



"Mi accorgevo del corpo, del suo interno, accanto a lei: del battito del sangue a fior di polso, del rumore dell'aria nel naso, del traffico della macchina cuorepolmoni. Accanto al suo corpo esploravo il mio, calato nell'interno, sbatacchiato come il secchio nel pozzo."


" "Allora ti piace l'amore?"
"È pericoloso. Ci scappano ferite e poi per la giustizia altre ferite. Non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola."
  (Erri De Luca, da I pesci non chiudono gli occhi - 2011)


   I pesci non chiudono gli occhi, l'ultimo libro di Erri De Luca si legge tutto d'un fiato, immenso nella sua semplicità, denso di forza e di tenerezza. Un libro dove ogni frase è poesia. Una prosa scritta in versi.

   L'autore racconta il suo passaggio dalla fanciullezza all'età adulta, di cui ha coscienza nel preciso ricordo di un'estate trascorsa ad Ischia quando aveva dieci anni. Il romanzo è molto più di un flashback o una convocazione del passato. E' l'analisi profonda del proprio carattere, la spiegazione dei comportamenti successivi, l'origine delle scelte compiute nella vita. E' l'approccio alle emozioni ed ai valori di un poeta che li trasmette attraverso lo sguardo semplice di fanciullo che cambia, che si stupisce, che cresce e che si rapporta alla maturità aprendo i suoi orizzonti.
   In quei giorni sull'isola si accorge della sua crescita interiore sebbene si senta ancora avvolto nel bozzolo di un corpo da bambino. La parola giustizia che prima non aveva alcun effetto su di lui diventerà il centro della conoscenza. Comprenderà i sogni ed i sacrifici dei suoi genitori, si appassionerà sempre più alla lettura ed al mondo delle parole, si avvicinerà alla vita dei pescatori per cogliere i segreti di un mestiere e del mare. Affronterà con coraggio il dolore e la sfida, si accorgerà emotivamente della bellezza femminile e conoscerà l'amore, quella forza misteriosa che fa fare cose impensabili, che trasforma, che supera la volontà, che fa accorgere della specialità di un'altra persona e concentrare su essa l'esclusiva dell'attenzione.

   Le prime carezze, i primi sguardi d'intesa, i primi baci, sono delicatezza e stupore, ricordo vivo. Emozione.

"Era così bellissima vicina, le labbra appena aperte. Mi commuovono quelle di una donna, nude quando si accostano a baciare, si spogliano di tutto, dalle parole in giù. 
"Chiudi quei benedetti occhi di pesce."
"Ma non posso. Se tu vedessi quello che vedo io, non li potresti chiudere." 

   Il giovane Erri è paragonato ad un pesce perché non chiude gli occhi, ma nella sua risposta non c'è solo un bel complimento rivolto alla sua ragazza.  
   Avendo scelto questo titolo è come se l'autore voglia invitare a saper guardare e non solo con gli occhi, a comprendere il percorso della vita, a conoscerne le ragioni e a scavare anche in ciò che può apparire insondabile e misterioso. 
   Io colgo la metafora che dice come sia impossibile distogliere lo sguardo dalla bellezza dell'amore, come diventi naturalmente consequenziale e pregnante il voler cogliere ogni attimo, gustarsi all'infinito senza mai stancarsi. Scorgo l'invito a vivere l'amore sempre con lo stesso stupore, con la stessa poesia e con la stessa travolgente energia, affinché ogni giorno abbia il sapore della novità, il gusto del desiderio, la sete dell'incontro. 
   La meravigliosa realtà dell'amore, incantevole pur senza essere un incantesimo.

  

- E per te l'amore è stupore? Ti stupisci ancora dell'amore?





sabato 10 settembre 2011

Montalbano sono!

Bella. E non è solamente bella. Appartiene a quella categoria che dalle nostre parti, una volta, era chiamata di "fimmine di letto".  
Ha un modo di taliarti, un modo di darti la mano, un modo d'accavallare le gambe, che il sangue ti si arrimiscolia. Ti fa capire che sotto o sopra un linzolo, potrebbe pigliare foco come la carta …
  (Andrea Camilleri, da "Come fece Alice" 
– Gli arancini di Montalbano)




E qui capitò che il commissario non arriniscì a staccare più l'occhi. Era veramente beddra, non c'erano santi. Beddra e chiara. Taliandola, si aveva l'impressione di trovarsi a mare aperto, a respirare aria pulita.
E capitò un'altra cosa che gli smosse il sistema. Caterina, persa nella ricerca, tirò fora la punta della lingua e la posò sul labbro superiore. "Gluglugluglu" gli fece il sangue dintra le vene...

  (Andrea Camilleri, da "Il quarto segreto" - La paura di Montalbano)



In bagno aiutò il commissario a levarsi le mutande. Lei si spogliò della camisia. Montalbano evitò accuratamente di taliarla. Ingrid invece era come se si fosse fatta una decina d’anni di matrimonio con lui.
Sotto la doccia, lei l’insaponò. Montalbano non reagiva, gli pareva, e la cosa gli faceva piacere, di essere tornato picciliddro quando mani amorose facevano sul suo corpo lo stesso travaglio. “Noto evidenti segni di risveglio” disse Ingrid ridendo. Montalbano taliò in basso e arrusicò violentemente. I segni erano assai più che evidenti.

(Andrea Camilleri, da La gita a Tindari)










Statua a Salvo Montalbano
nella città di Porto Empedocle
Salvo Montalbano è il noto protagonista di una lunga serie di romanzi e raccolte di racconti di Andrea Camilleri, versatile ed inesauribile scrittore e regista siciliano.
Nella scelta del nome di questo personaggio, l’autore ha voluto omaggiare lo scrittore spagnolo di romanzi gialli Manuel Vazquez Montálban, di cui è stato da sempre un estimatore. 
Il commissario Montalbano è un anticonformista, insofferente alle regole procedurali, energico e testardo, schietto e affidabile, intuitivo e riflessivo, dotato di un’acuta intelligenza e quindi capace di porsi domande per andare oltre i dati disponibili e percepibili, abile nel dedurre e nello scegliere. Un uomo limpido, amante del mare, della lettura, della buona cucina e delle belle donne.









Eterno fidanzato, eterno seduttore ed eternamente sedotto.

In ogni racconto si intrecciano alle vicende investigative delle storie sentimentali o erotiche, poiché sempre sono presenti donne molto sensuali e attraenti ed il commissario ne rimane puntualmente in qualche modo conturbato dalla malia. 
E' un solitario. Vive un’infinita storia d’amore a distanza con la sua Livia, sebbene a volte si dimentichi o di chiamarla al telefono o di eventuali e rari appuntamenti. Le rimane comunque perennemente fedele, reprimendo regolarmente e a volte con rassegnazione i desideri sessuali che in ogni storia si accendono per la protagonista di turno. Al suo fianco c'è Ingrid, che riveste un ruolo importante, "una vera femmina da copertina", "una vera grazia di Dio",  a lei è legato da profonda intimità, un'amicizia molto  particolare, confidenziale e ... maliziosa.

Il suo fiuto investigativo è pari solo a quello con cui riconosce dall'odore le fimmine, come lui le chiama, odore che gli procura come un senso di vertigine. 
La sua sensualità è tutta nel come guarda le donne, attraversandole col suo sguardo da màscolo! Uno sguardo che penetra! Uno sguardo che desidera! Uno sguardo che farebbe sentire qualsiasi donna una fìmmina.
E come lui è calamitato dal sex-appeal femminile, così nessuna rimane insensibile al suo fascino. Tuttavia le sue fantasie anche se intriganti rimangono solo intime: molto coinvolgente, nella seconda citazione, la fine descrizione a tratti poetica ed insieme suggestiva e simpatica di ciò che accade in un uomo attratto da una donna.

Un amore a distanza, come quello tra Salvo e Livia, dove lui ha un livello di testosterone così alto che oltrepassa persino lo scritto, potrebbe resistere anche fuori dai romanzi? Visto che le rimane così tanto fedele, perchè Salvo preferisce la sua libertà ed aspettare l'alba, guardando il mare, seduto da solo sulla sua verandina?

Il duomo di Ragusa - Ibla,
la chiesa di Vigata nella fiction
A Porto Empedocle, città natale di Camilleri vi è una statua dedicata a Salvo Montalbano con tanto di capelli e baffi, perchè è stata realizzata in onore del personaggio letterario.  Per molti il commissario ha invece ormai le sembianze di Luca Zingaretti, che lo ha eccellentemente interpretato nella celebre fiction tv, rendendo questo personaggio molto popolare ed amato.
Le sue indagini si svolgono nell’immaginaria città siciliana di Vigata; le riprese per la serie televisiva sono state effettuate in varie località della Sicilia meridionale, soprattutto nella città e provincia di Ragusa. 


Il terrazzino esterno del castello di Donnafugata
dove Montalbano nella serie tv
incontra il boss Sinagra


   
   La fiction ha il merito di far conoscere alcune zone particolarmente belle  nella loro semplicità come le spiagge di Puntasecca o Donnalucata, o incantevoli paesaggi tipo quello di Modica e soprattutto luoghi dal pregiato valore artistico come il centro storico di Ibla o di Scicli, Noto e Marzamemi nel Siracusano, luoghi che ho avuto la fortuna di visitare recentemente.
Varie puntate sono state girate anche all’interno, nel meraviglioso giardino e nel labirinto della tenuta/castello di Donnafugata, appartenuto al barone Corrado d'Arezzo, il vero “Gattopardo” che ispirò il celebre romanzo a Tomasi di Lampedusa.




Ti potrebbero anche interessare:

Un saluto che non si dimentica (da "Il birraio di Preston" di A. Camilleri) 

Sicilia la forza della natura

... aver fame (da "il disprezzo" di A. Moravia)








mercoledì 27 luglio 2011

La scoperta del segreto del corpo

Vivo dimentico

del mio corpo.

Quando guardo l’aurora

vagamente lo ricordo bello,

come se fossi

fuori da me e molto lontano



Ma quando tu mi prendi

me lo sento

tutto,

duro, morbido, percettibile, completo,

e godo di esso in te e in me,

Con te, è scoperto, nel suo segreto.
 ( Juan Ramón Jiménez)

Liliana Esperanza - Sensualidad IV


Juan Ram ó n Jiménez, poeta andaluso, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1956 è stato considerato un maestro da molti poeti spagnoli come Salinas, Alberti e Lorca ed un riferimento anche per gli ermetici italiani.

Le caratteristiche della sua poetica sono: la semplicità essenziale e profonda e la ricerca della bellezza assoluta depurata da ogni aneddotica.

Questa che ho scelto, ad esempio, non presenta particolari ricerche semantiche né un lirismo eccessivo eppure mi regala suggestive vibrazioni e svela intensi significati con l’incanto dei versi. 

È una poesia molto concreta pur essendo metafisica ed astratta … essere   scoperti   per   scoprire   i segreti del proprio corpo e forse anche di se stessi, delle proprie emozioni e di quelle sensazioni, il cui rinvenimento e la scoperta al di fuori della sessualità non si potrebbero mai realizzare.  
Questa poesia dona all’amore la pienezza della sua realtà anche fisica, per cui  esso non è più solo un’idea o un sentimento bensì vive e si sente anche in uno spazio diverso dal cuore.
Diceva Jiménez che non c’è nulla di più pieno di spirito che i sensi”. .


giovedì 14 luglio 2011

Non sono che quello che sono.... eppure vorrei trasformarmi per essere...


Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere
La materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: Ah, ma dov'è?.
Ah, come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
(Pedro Salinas -  Io di più non posso darti - da La voce a te dovuta) 



Il desiderio di essere parte dell'altro e quell’idea, che abbiamo letto nella poesia indiana "Che io sia...", del diventare persino un oggetto personale dell’amato come espressione della massima vicinanza realizzabile, li ritroviamo anche espressi da molti poeti europei, come ad esempio nella meravigliosa “Io di più non posso darti” del madrileno  Pedro  Salinas.

In questa poesia la trasformazione nella materia che prenda forma e odori della persona amata, in un oggetto della sua quotidianità, nella cosa di cui l’amata potrebbe sentirne la mancanza alla sola vista, non vuole esprimere solo l'ardente anelito alla fusione, alla simbiosi totale fisica e spirituale di due amanti. Rappresenta, inoltre e congiuntamente, la difficoltà di esprimere e confessare il sentimento d’amore nella pur costante voglia di cantarlo e nell’incessante contraddizione tra dolore e gioia che da esso scaturiscono .  
Salinas aggiunge ancora un altro sapore: come se la possibilità di essere qualcosa di diverso, più intimo e più vicino si traducesse nella certezza di essere amati ed anche più di quanto non lo si sia di già e per ciò che si è in realtà.
Se all’inizio della poesia c’è l’esplicitazione del tema, alla fine la riconferma appare più una preghiera per essere accettati per quello che semplicemente si è.

La donazione di se stessi nella verità e autenticità diventa la forma più sublime di amare e di rimanere non solo vicini, ma dentro chi si ama. 

Eppure il desiderio di trasmigrazione dell'anima per trasformarsi , non tanto in persone diverse, ma in piccoli o grandi oggetti pur di rimanere accanto il più possibile alla persona amata ed annullare ogni tipo di distanza fisica credo lo abbiamo avuto tutti.

 Tu hai mai pensato di trasformarti in qualcosa 
per poter essere vicino alla persona che ami?
Cosa vorresti diventare?

domenica 3 luglio 2011

Donna

Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?
Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia
corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.
( Pablo Neruda - XII Sonetto, da Cento Sonetti d'amore)




I versi di Neruda hanno il prodigio di essere senza tempo, non hanno il sapore della fugacità bensì dell'eterno. Sempre densi di illuminazioni liriche, di intelligenza emotiva ed anche di veemente passione, sono carnosi e vivi. Essi superano sempre l'avventura sentimentale personale per incorporare una passione destinata a rivivere in ognuno, in modo coinvolgente più che trascinante, sempre intensa ad ogni loro passaggio.  Sì, perché per me le poesie di Neruda non sono parole scritte destinate solo alla semplice lettura, sono esperienza vibrante e concreta. Vivono e si vivono. 
Egli chiama, bacia, ama fisicamente la sua donna completa e calda e di colpo è per me sentire il sangue che scorre nel corpo.

mercoledì 15 giugno 2011

Vado per il tuo corpo

[...] Vado per il tuo corpo come per il mondo,
il tuo ventre è una spiaggia soleggiata,
i tuoi seni due chiese dove il sangue
celebra i suoi misteri paralleli,
i miei sguardi ti coprono come edera,
sei una città che il mare assedia,
una muraglia che la luce divide
in due metà color di pesca,
un luogo di sale, roccia e uccelli
sotto la legge del meriggio assorto,
vestita del colore dei miei desideri
vai nuda come il mio pensiero,
vado pei tuoi occhi come per l'acqua,
le tigri bevono sogni nei tuoi occhi,
il colibrì si brucia in quelle fiamme,
vado per la tua fronte come per la luna,
come la nube per il tuo pensiero,
vado per il tuo ventre come pei tuoi sogni,
 [...]
vado per la tua strada come per un fiume,
vado per il tuo corpo come per un bosco,
come per un sentiero nel monte
che in un brusco abisso finisce,
vado per i tuoi pensieri assottigliati
e all'uscita dalla tua bianca fronte
la mia ombra abbattuta si strazia,
raccolgo i miei frammenti uno a uno
e proseguo senza corpo, cerco tentoni,   [...]

( Octavio Paz , da Frammenti)

P.A. Renoir - Bagnante addormentata
Collezione Oskar Reinhart, Svizzera
da www.renoirgallery.com


Octavio Paz è un grande poeta e saggista messicano, un vero intellettuale perfettamente calato nel suo tempo, il XX secolo. Si è anche dedicato alla politica ed è stato ambasciatore. Nel 1963 è stato insignito del Gran Premio Internazionale per la Poesia e nel 1990 ottenne il Premio Nobel per la Letteratura.
Le sue poesie viaggiano in un mondo pieno di amore e libertà ed i suoi saggi sono un mosaico di riflessioni sui vari aspetti della vita.

Questi versi, in particolare, riescono a trasmettere, tramite il mistero dell'espressione poetica, un'emozione, partendo dal fascino della contemplazione apparentemente estetica.
Egli guarda e attraversa il corpo dell'amata che è rivestito solo dal colore del suo desiderio ed ogni parte diventa segno, simbolo che oscilla tra senso e significato.



giovedì 9 giugno 2011

... aver fame

Stavo alle spalle di Emilia e la vedevo di scorcio. Ella era nuda, come ho detto, e i vestiti le stavano accanto, sui sassi, piccolo mucchio di panni colorati che sembrava impossibile avessero potuto ricoprire quel suo grande corpo. Quello che mi colpì di più, infatti, nella nudità di Emilia, fin dal primo sguardo, non fu questo o quest'altro particolare, bensì, tutt'insieme, la grandezza e potenza del corpo intero.
Mi domandai a un tratto donde mi venisse questo senso di grandezza e di potenza, così profondo e così conturbante; e allora capii che esso scaturiva dal mio desiderio risvegliato in un momento imprevisto. [...]
Io avevo, insomma, fame di lei.
( Alberto Moravia , Il disprezzo)

G. Klimt - Allegoria della scultura - Museo delle arti applicate, Vienna



Alberto Moravia è un importante romanziere e saggista della nostra recente storia letteraria.  Ne Il disprezzo analizza le dinamiche all'interno di una coppia, evidenziando quelle che sono le sconfitte, le mediocrità dell'animo umano e le profonde contraddizioni del vivere. Il suo stile è pulito e scorrevole, pieno di descrizioni minuziose di oggetti, situazioni e soprattutto dei personaggi nella loro fisicità e con particolare attenzione agli aspetti psicologici.
In questa breve citazione che ho scelto, la sensualità e l'Eros sono come un viaggio che parte dallo sguardo per svelare il mistero dell'attrazione.