Visualizzazione post con etichetta pelle. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pelle. Mostra tutti i post

giovedì 22 settembre 2011

Come posso dire...

Come posso dire se la tua voce è bella.
So soltanto che mi penetra
e mi fa tremare come una foglia
e mi lacera e mi dirompe.

Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue,
così che per me non c'è sonno né riposo,
finché non saranno mie.

(Karin Maria Boye )






Karin Maria Boye è  una  poetessa, scrittrice e soprattutto, con le sue opere e con le sue scelte di vita,  una dei pionieri del modernismo svedese. Nata a Göteborg nel 1900, ha iniziato a scrivere da giovanissima, dimostrando da subito di avere una personalità poliedrica e complessa. E’ stata una ribelle alla politica e cultura tradizionale conservatrice,  una donna che ha vissuto tra amore e dolore, suicidandosi all’età di 40 anni con un’overdose di sonniferi.

Leggendo questa poesia si vibra come foglie attraversate da un vento sferzante, un vento che porta il suono di una voce, quella di chi si ama. 
Sono parole che afferrano, trascinano, scuotono, coinvolgono perché traboccano d'emozione, di desiderio e di passione... tutto fuorché la logica e la ragione delle argomentazioni o risposte sapienti, esatte ed obiettive.
L'emozione qui non solo la leggi e la senti, ma la vedi come nasce, come si muove e come si addentra in ogni angolo e lo scompiglia.  
Senti l'attesa che si nutre di desiderio e il desiderio che non si sazia mai.
Mai si placa, perché il desiderio non è fatto per dormire o riposarsi ma per alimentare se stesso e l'amore. E' il motore della vita, che muove, che porta oltre le stelle (desiderio = de- sirio dal latino "mancanza delle stelle"), è la nostalgia che agita e non compiange l'assenza, ma la brama e la cerca  e non per accontentare un bisogno quanto piuttosto per tenerlo sempre acceso.
In questa poesia il desiderio d'amore ha un solo senso che non è il possesso, bensì l'unione, unico traguardo, unica ragione!

La Boye ha sempre dato voce al desiderio, come con queste meravigliose parole...


Il giorno prima non è mai sazio. 
Il miglior giorno è un giorno di sete.




- Cosa pensi del significato profondo di questi ultimi versi? E' così anche per te?
- E quanto in te l'emozione influenza i tuoi processi razionali?



 

venerdì 17 giugno 2011

Parole d'amore

Anche le parole
vene sono
dentro di esse
sangue scorre
quando le parole si uniscono
la pelle della carta
s'accende di rosso
come
nell'ora dell'amore
la pelle dell'uomo
e della donna.
(Ghiannis Ritsos)



Pablo Picasso - L'abbraccio (1925) - Musée National Picasso, Parigi
da http://www.settemuse.it/

Ritsos è una voce importante nell'ambito della poesia internazionale contemporanea e non solo di quella greca. Impegnato anche politicamente contro il regime nazi-fascista di Metaxas, fu condannato alla reclusione e poi all'esilio durante la guerra civile greca e le sue opere furono vietate per diversi anni nel suo paese. 
Questa esperienza della sua vita e del suo popolo caratterizza la sua prolifica attività artistica.  
Molto attento al tema della comunicazione: per lui l'amore rappresenta  la suprema forma di comunicazione fra uomo e donna. Ha rivelato inoltre una grande sensibilità nella raccolta Erotica, da cui è tratta questa poesia, dove ha saputo cantare l'amore in tutte le sue espressioni, da quello spirituale a quello carnale,  pur rimanendo per lui l'Eros un valore assoluto.
Per un poeta le parole non possono che essere cariche di energia, avere la vita, un'anima, un corpo in cui scorre e pulsa il sangue. "La parola è riga di carne sulla pagina... "  dice sempre Ritsos.
Da questo nasce il suggestivo parallelo tra la poesia, come unione d'amore tra le parole ed il foglio di carta e la passione corporale, come unione sensuale e fisica tra due amanti.