martedì 31 gennaio 2012

L'amore è


L’amore è sentire freddo sul retro di un furgone
L’amore è un club con due soli soci
L’amore è camminare tenendosi le mani sporche di vernice
L’amore è

L’amore è fish and chips nelle sere d’inverno
L’amore è una coperta piena di strani piaceri
L’amore è quando non spegni la luce
L’amore è

L’amore è i regali nelle vetrine di Natale
L’amore è quando ti senti primo in hit parade
L’amore è quello che succede quando la musica finisce
L’amore è

L’amore è mutandine bianche che giacciono abbandonate
L’amore è una camicia da notte rosa ancora un po’ calda
L’amore è quando te ne devi andare all’alba
L’amore è

L’amore sei tu e l’amore sono io
L’amore è un carcere e l’amore è libero
L’amore è quel che c’è quando sei lontana da me
L’amore è...
 

 (Henri Adrian)


   Il poeta e pittore britannico, Henri Adrian (1932-2000) è stato un  artista molto amato nel suo Paese e non solo. Era noto come uno dei "poeti di Liverpool", da molti persino considerato il fondatore e teorico di questo gruppo di scrittori legati al mondo pop-rock. Il loro obiettivo era quello di trasportare la poesia dal mondo accademico nelle mani della gente comune, dalle librerie per le strade, organizzando ad esempio incontri di lettura nei pub. In effetti Adrian ha contribuito molto ad ampliare la platea della poesia, considerata una forma d'arte elitaria, avvicinando i giovani inglesi al suo ascolto negli anni a cavallo fra i '60 e i '70. E' stato un grande comunicatore, insegnante ed autore anche per il teatro.
   Le caratteristiche della sua poesia sono la semplicità e l'immediatezza del linguaggio, la freschezza delle immagini che prendono spunto dal mondo quotidiano e a cui lui dona un tocco surreale.


   In questa poesia,  lontana da ogni tipo di lirismo stucchevole,  c'è il tentativo di dare una definizione dell'amore - di per sé impossibile -,  proprio attraverso le sensazioni e le immagini della quotidianità.  L'amore non è solo un sentimento aulico, una romantica fantasia, o quel che move il sole e l'altre stelle. L'amore è anche qualcosa di concreto. E' fatto di gesti che  diventano testimonianza e pedagogia di una realtà più profonda e misteriosa.



   Nei commenti al precedente post L'educazione delle fanciulle, più di qualcuno ha portato la sua esperienza concreta in merito al corteggiamento, descrivendo non tanto strategie o gesti  diretti alla conquista, quanto direi piuttosto alla riconquista, ossia descrivendo i gesti d'amore che in una coppia rappresentano il corteggiamento continuo fatto di attenzione, conoscenza e quotidianeità. 
   Ad esempio Lucia di Lufantasygioie, ha scritto "magari un caffè alle 6,30 del mattino che viene fatto per te, perchè odi farlo da sola. Magari un frutto sbucciato, tu che odi sbucciare la frutta e per questo non la mangi. Magari quando sei stanca e hai mal di testa e si dovrebbe lavare il pavimento perchè ne ha bisogno e lui che si offre al tuo posto." 
   E Lorenzo: "Mi sovviene qualche litigio con lei, vederla muoversi arrabbiata, il sapere che sta iniziando una sorta di piacevole rito, lei aspetta questo io mi aspetto quello... e' questo il corteggiamento continuo, l'attenzione per lei, la presenza di lui, nel bene e nel male...." ed ancora: " quando dividi tutto il cibo in tavola in due... magari l'ultimo boccone sul piatto. Io lo trovo di una amorevole delicatezza".


   Ecco, siete stati voi a farmi venire in mente questa poesia di Adrian e contemporaneamente la possibilità di provare insieme ancora una volta a trascrivere le emozioni o, semplicemente stavolta, a scrivere dei versi. Il  poeta ha posto al termine dei puntini di sospensione perché le sue definizioni di amore non sono qualcosa di compiuto ed assoluto, ma è come se avesse passato ad ogni lettore il testimone per continuare il suo percorso. Ha lasciato a tutti lo spazio per aggiungere il proprio verso e cimentarsi con la poesia. 
   Sono sicura che riusciremo anche noi a dimostrare come essa non sia qualcosa di ricercato e necessariamente lirico, ma un desiderio di espressione che può essere il  linguaggio di  tutti ed appartenere ad ognuno.

   Proviamo a fare di questo post e con i vostri commenti una sorta di laboratorio di scrittura creativa ed a ricomporre questa poesia coralmente. Nel caleidoscopio di sensazioni, gesti, situazioni, si riuscirà a dare una definizione di amore? Non credo, la poesia non definisce ma interpreta, quindi non occorre preoccuparsi di dare una definizione esatta. Non bisogna neanche sforzarsi di essere originali, ma solo e molto spontaneamente ascoltarsi e riportare il proprio sentire  in frasi (può bastare anche una sola) che musicalmente iniziano per tutti allo stesso modo.

"La poesia è una scintilla di rivelazione.... quale sarà il tuo verso?"
  (dal film  L'attimo fuggente)
   
E allora, inizio io:

L'amore è  il silenzio fra la tue braccia 
l'amore è  comprare due biglietti per il tuo concerto preferito
l'amore è  quel  che rende tutto il resto superfluo  

l'amore è  riconoscere il tuo odore
l'amore è l'incastro tra me e te
l'amore è  passarsi il chewing-gum 

l'amore è ... 

mercoledì 25 gennaio 2012

L'educazione delle fanciulle

"Per far durare l'amore bisogna usare il buon senso. Tacere quando è il momento, ogni tanto lasciar correre, chiudere gli occhi e aspettare che passi la bufera."

"L'amore è un sentimento multiuso... 
È come una borsa dell'acqua calda mentre fuori nevica."

" È   dallo sguardo che vedi se una persona ti desidera o meno. Ed è bellissimo percepirlo. Senti proprio gli ormoni che fanno la ola."
( Luciana Littizzetto, da L'educazione delle fanciulle  -  2011)


   Franca Valeri e Luciana Littizzetto, si confrontano ne L’educazione delle fanciulle sui temi dell’amore, i primi approcci e l’evoluzione nel rapporto uomo-donna. Il sottotitolo Dialogo tra due signorine perbene non deve trarre in inganno. Le autrici sono due grandi nomi dell'umorismo italiano, per cui non siamo dinanzi ad un'elaborazione intellettuale come da dialogo socratico. Piuttosto si tratta di una chiacchierata tra amiche che, pur appartenendo a generazioni diverse, provenendo da classi sociali differenti ed avendo gusti e modi di vita diversissimi, hanno in comune una grande ironia e la capacità di ridere su molte realtà che riguardano le donne, gli uomini e l’educazione sessuale. La Valeri ha una visione più arguta e nostalgica, un umorismo ironico caratterizzato dal giro di parole, lascia sempre intuire ciò che è ovvio. Invece la Littizzetto, con meno eleganza ma più verve, parla chiaro e senza freni inibitori.
   Una conversazione che ad ascoltarla sarebbe stata sicuramente più divertente e coinvolgente di quanto non lo sia stato leggerla.
   Un libro un po' deludente,  di quelli che non lasciano il segno. T roppo pieno di luoghi comuni. A parte la mancanza del "non esistono più le mezze stagioni", ci sono tutti: da quelli sulle suocere alla chirurgia estetica, dall'uomo che non sa far la spesa al classico "i giovani d'oggi non sono più quelli di una volta"Non sempre originali le battute della Littizzetto e dalla Valeri mi sarei aspettata qualcosa in più. Un libro che ha un pregio: la brevità. Si legge in una serata, in una di quelle in cui si ha voglia di chiacchierare, ricordare e oscillare tra riflessione e  divertissement.
   In questo incontro di esperienze e racconti spiccano per intensità le pagine in cui Luciana Littizzetto parla della sua maternità senza gestazione e dei suoi figli adottivi adolescenti.
   Particolarmente efficaci alcuni confronti tra la mentalità descritta dalla Valeri, ossia quella degli anni '40 -'50 e quella degli anni '70-'80 della Littizzetto, come quelli sul corteggiamento, il matrimonio  e quello sul tema tradimento.

"Ero tollerante nei confronti del tradimento.Gli uomini sono fatti così, non si accontentano di una vita sola."
(Franca Valeri, da  L'educazione delle fanciulle  -  2011))


F.V. "Però alla donna piace l’idea di essere corteggiata. Certi sguardi guidati dall’intenzione, un fiore,  una cartolina da un luogo significante: ecco, ci sono delle piccole mosse che ti fanno sentire  prescelta.


L. L. "Ma esistono ancora gli uomini che regalano le rose rosse, aprono la portiera, versano il vino? Sei sicura? Forse io conosco soltanto esemplari di homo sapiens, abominevoli uomini delle nevi. Però ti devo anche dire che alcuni segni di corteggiamento della tua epoca mi sembrano tante piccole manette. Mi farebbero venire l’affanno. Dopo il fiore c’è l’invito a teatro, poi scatta l’anello, poi arriva la presentazione alla famiglia e da lí alla bomboniera con i cigni di Swarovski è un attimo. Il percorso segnato lo trovo ansiogeno. Non mi piacerebbe.
Invece io penso che una cosa che piace molto alla donna è qualcuno che le chieda: come stai?
Tutto lí"




- Ti ritrovi in qualcuna di queste citazioni-esperienze?
- Pensi che esista ancora il corteggiamento?


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giovedì 19 gennaio 2012

La tentazione

"L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi:  resistete, e la vostra anima si ammalerà di nostalgia per le cose che si è vietata, di desiderio per ciò che le sue mostruose leggi hanno reso mostruoso e fuori legge."
(Oscar Wilde, da Il ritratto di Dorian Gray )

  
    Il presente post è in realtà una mia risposta alle varie sollecitazioni che mi sono giunte dai vostri commenti ad Emotivi anonimi ed una riflessione sulla citazione di Wilde in quel contesto inserita ed ora riportata per intero. 
   Da un paio di mesi non sto rispondendo ai vostri commenti qui nel blog (a volte i dialoghi continuano in privato) e non per scortesia. Difatti nel box dei commenti è scritto il mio grazie in anticipo per ogni vostra parola e per la condivisione, che rappresentano per me la vera ricchezza di questo spazio virtuale.
   Il motivo è che, poiché nei commenti ognuno liberamente esprime il suo pensiero e porta un contributo esperienziale, leggerne l'insieme è, per me, ascoltare la coralità di tanti diventare vita con le sue sfaccettatur e, i suoi colori, i caratteri, lo stile, le voci.
   La mia risposta, oltre al grazie che non sarebbe eccessivo ripetere, aggiungerebbe a volte poco, poiché è nel post che io esprimo il mio pensiero e le mie emozioni, che possono essere guida e spunto per un dialogo costruttivo dove ognuno porta il suo mattoncino.
   A
ver citato Wilde in  Emotivi anonimi , dunque, significa che ne condivido il pensiero. 
   Dopo questa premessa, ecco alcune considerazioni.

    
   La tentazione da rifuggire e a cui non cedere è quella che istiga al male e a compierlo nella consapevolezza di far qualcosa di proibito, sbagliato, qualcosa che sia dannoso per se stessi e per gli altri. Se voglio mangiare la cioccolata per sottrarla a qualcuno o rubarla, se mangiarla è abusarne in maniera irrefrenabile e senza moderazione,   se la mangio avendo il diabete e quindi sapendo di far del male alla mia salute,   oppure per fare un dispetto davanti a chi non può gustarla... o in tanti altri casi.
   A mio modesto parere, non rientrano nell'errore o istigazione al male il provare piacere e sensazione di benessere, appagare un desiderio, godere per una passione quale può essere il cibo preferito che esalta i nostri sensi e ci riporta ad altre forme di piacere o di gioia anche condivise.
... allora che facciamo mangiamo solo le cose che non ci piacciono così ci sentiremo elevare lo spirito? Non è un peccato godere, ma farne lo scopo della vita, della voluttà l'unica ricerca di senso.
   Il piacere, da provare o da donare, non è qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere. Il piacere non è un peccato né un vizio.
   Come non è santità darsi colpi di cilicio.

   Nel mio blog si parla di sensualità ed in 
  Emotivi anonimi   il piacere fisico è avvicinato al piacere del gusto. Il peccato di gola a quello di lussuria, ha pensato qualcuno citando Sodoma e Gomorra.
   Innanzitutto, le tentazioni peccaminose che rischiano di trasformarci in statue di sale possono essere le più varie: quella di sentirsi superiori agli altri, quella di oziare, quella di non compiere il proprio dovere, quella di giudicare, ecc.
   Giustamente nel precedente post di tentazioni golose e lussuriose si parlava, ma ... non per istigare a delinquere! :-) 
   Le tentazioni sono sempre e soltanto peccaminose? 
  La parola tentare ha la stessa origine di tenere, e quindi ampliando direi anche toccare, provare, prendere, cercare di raggiungere. La tentazione ci spinge a tendere e a sperimentare, a conoscere.... non soltanto il male!!

   La sensualità è un tema di questo blog e non la considero una tentazione peccaminosa, bensì un'espressione della personalità, del proprio modo di essere, provare e donare sensazioni. E' qualcosa di innato e che solo spontaneamente si può esprimere. E' una importante forma di comunicazione, un linguaggio dei corpi e delle anime, un veicolarsi attrazione fisica e spirituale, interesse, gioia e sentimento, un modo per conoscersi.
   EMOZIONE e non causa di empietà. 
   Fuoco di passione e  non fiamme infernali.



   E questo vale per tutti i post!!

   Secondo me, quanto detto per la cioccolata vale anche per il sesso. Non è un peccato provare piacere, cercare anche con il proprio partner, quindi ovviamente in un'ottica d'amore, nuove forme per donarsene e avere la fantasia di trovare nuovi modi per tentare, coinvolgere o eccitare.  
   I piaceri del sesso non sono un peccato.  Sono uno scambio, sono un dono.
   L'amore, il desiderio ed il suo soddisfacimento non hanno confini dentro di noi...
se non quello della perversione, ma che è proprio tutt'altro dalla tentazione e dalla trasgressione.
  
   Ho mai ceduto ad una tentazione? mi è stato chiesto dal mio caro amico Guardiano.
   A molte, sì, quasi a tutte, perché tutte mostrano la fragilità ed anche la forza di capire l'errore se errore è stato e di reagire per il bene. Tutte hanno portato a conoscermi, ma non ancora a conoscere dove sia la netta distinzione tra bene e male. 
   Presumere di avere questa conoscenza è cedere alla primordiale delle tentazioni.
   

   Non sono una che dice questo io non lo farò MAI... ho certo dei valori e dei princìpi, dei punti fermi, ma le "tentazioni" possono arrivare anche quando non si è capaci di rispondere con la volontà..
non sono perfetta, ahimé...  e neanche eterea!
   
   Gusto il cioccolato ed amo il piacere che mangiarne mi procura. Non lo considero afrodisiaco in senso stretto, forse è tale per me più un bel bicchiere di primitivo dolce o il profumo della pelle... o qualsiasi cosa quando c'è la giusta atmosfera, però come per i personaggi del film  Emotivi anonimi, il cioccolato per me è godimento puro e come tale evoca quelle che sono in me altre gioie e bellezze della vita! 
   E se ci fosse qui l'amico Soffio mi citerebbe il caro Freud!

E tu, hai mai ceduto ad una tentazione?



mercoledì 18 gennaio 2012

Emotivi anonimi

"Quello che mi fa paura è l'intimità, che qualcuno entri nella mia intimità!"
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"- Posso baciarla?
- Buona idea.  È  imprescindibile!"

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"Quando sono innamorato è come se qualcosa mi bruciasse in corpo."

   Jean-Pierre Améris, autore e regista di Emotivi anonimi è lui stesso un timido estremo:  “È stato proprio il cinema a salvarmi. Per me è stato uno stimolo, un motore per reagire alle mie paure”.
   Invece per i due protagonisti del film, Angélique  e Jean-René, lo stimolo per superare la loro eccessiva emotività sarà l'amore.
   Si tratta di una  commedia sentimentale che non ha le pretese di analizzare i risvolti psicologici dei personaggi, ma solo raccontare con delicata soavità ed un pizzico di ironia una romantica favola dal prevedibile happy end.
   L'emotività di Angélique e Jean-René è paralizzante, entrambi sono in terapia, lui da uno psicologo e lei in un gruppo di auto-aiuto dove i partecipanti sono seduti in cerchio e si confrontano e sostengono a vicenda. 
   Si incontrano casualmente. Lui è il titolare di una fabbrica di cioccolato sull'orlo del fallimento. I suoi cioccolatini non sono più apprezzati dai clienti, che li considerano ormai obsoleti e senza personalità. Lei invece è una cioccolataia geniale, la vera creatrice dei celeberrimi cioccolatini di Mercier, la cui paternità era attribuita ad un lontano eremita. Angélique viene assunta nella piccola azienda di Jean-René per occuparsi delle vendite, ma poi con il suo talento e la sua passione per il cioccolato passerà ad ideare una nuova linea di cioccolatini, la cui produzione scongiurerà il rischio di chiusura della fabbrica.
   La comune passione per il cioccolato sarà il loro elisir d'amore, la frequentazione dapprima obbligata poi desiderata li farà uscire dal guscio ed innamorare nonostante i loro modi goffi ed impacciati.
   Il cioccolato è per entrambi come una filosofia di vita, da gustare anche per la sua componente di amarezza. Ne apprezzano l'iniziale resistenza seguita dalla capacità di sciogliersi un po' a sorpresa, di concedersi, di riempire e di avvolgere. Nell'assaporarlo provano un sublime piacere che spiegano con parole dalle chiare allusioni sensuali. 
   La carnalità è accennata e tenera ed al contempo vitale ed irresistibile.


   La sessualità è nella stessa storia del cioccolato, che è stato da sempre considerato un alimento capace di ispirare ed eccitare i sensi, anche quando non si era ancora raggiunto il grado di conoscenza biochimica dei suoi componenti che lo ha poi confermato.    Per i maya il cacao era il il cibo degli dei ed il re azteco Montezuma usava bere una cioccolata prima di accoppiarsi con una delle sue tante mogli. Anche Casanova ne faceva largo uso sostenendone le qualità di afrodisiaco e D'Annunzio, grande amatore, mangiava cioccolata prima degli incontri erotici con le sue ospiti al Vittoriale.
   Il cioccolato, delizia e tentazione, una dolce trasgressione. Quando anche un pezzettino si scioglie in bocca non conquista solo il palato che si illumina, ma è come un abbraccio di beatitudine, una carezza per l'anima,  delicata, gratificante, energetica, un'amorosa coccola che sprigiona passione. 
   Una sensazione  di godimento e di benessere.
   Qualcosa che arriva fino all'intimità!
   
Diceva Oscar Wilde: "l'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi".
  


   
   Il cioccolato ha anche per te un potere afrodisiaco?  O quali altri alimenti, bevande, odori  aumentano la tua libido?
   Che sensazioni ti procura il cioccolato? 
   Con quali aggettivi lo definisci? Ne sapresti indicare almeno 3?

venerdì 13 gennaio 2012

Alda Merini - L'ora più solare per me

L'ora più solare per me
quella che più mi prende il corpo
quella che più mi prende la mente
quella che più mi perdona
è quando tu mi parli.
Sciarade infinite,
infiniti enigmi,
una così devastante arsura,
un tremito da far paura
che mi abita il cuore.
Rumore di pelle sul pavimento
come se cadessi sfinita:
da me si diparte la vita
e d'un bianchissimo armento io
pastora senza giudizio
di amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino
vizio che prende l'adolescente
quando l'amore è furente
quando l'amore è divino.
(Alda Merini, da La volpe e il sipario, 1997)


    Saturno, l ’inserto culturale de Il Fatto Quotidiano,  ha recentemente pubblicato la classifica dei 10 poeti che hanno venduto di più in Italia nel mese passato. Nessuno di questi autori risulta nella top generale dei libri più venduti, poiché la poesia non guadagna spesso uno spazio, prevalendo la narrativa od i saggi, le biografie ed i libri di cucina.      
   Il primo posto è,  con il libro  Poesia dal silenzio,  del poeta svedese Tomas Tranströmer, vincitore nel 2011 del Premio Nobel per la Letteratura,   ma b en tre posizioni (la V, l'VIII e la X) sono occupate da Alda Merini, con le seguenti opere: Fiore di poesia 1951-1997, Delirio amoroso e Folle, folle, folle di amore per te. Poesie per giovani innamorati
   Complessivamente è l'autrice che vende di più e c  dimostra il vivo interesse verso questa grande poetessa che rimane, nonostante la sua recente scomparsa, una protagonista della scena culturale italiana. 
   
   Un animo sempre in bilico tra lucidità e follia, dolcezza e scontrosità, misticismo ed erotismo, Alda Merini ci ha regalato, scandagliando il suo animo, il suo dolore, i suoi amori , ispirate ed intense poesie dal valore universale.
   In questi versi descrive non tanto lo stato di grazia dell'innamoramento, quanto un sentimento che provoca un subbuglio dei sensi ed un turbine di emozioni, un'estasi dello spirito, come un prodigio nel quale perdersi, una realtà nella quale ritrovarsi. 
   Tutto è amplificato in presenza dell'amore. L'avverbio più compare per ben quattro volte all'inizio della poesia, non c'è nulla che possa coinvolgere od essere atteso quanto un dialogo che dischiuda ai segreti del cuore. 
   Quando la persona amata ci parla è un dialogo di emozioni, non c’è solo ascolto o comunicazione, ma relazione e appartenenza ed anche l'infinito mistero di come tutto questo possa accadere. C'è anche la paura dell'incomprensione, ma la voglia di perdersi nell'intimo e prezioso labirinto del proprio amato è tanta da superare ogni saggezza. 
   Un desiderio che rasenta il vizio.
   E se incontro ed emozione diventano vizio, non è da intendersi come dipendenza o come depravazione, perché è quello semplice e gioioso, rassicurante e sempre nuovo nella sua ripetitività che può avere un bambino o quello di un adolescente che unisce favola a tempesta ormonale . 
   
   Oltre all'indiscussa importanza delle parole ed indipendentemente dal messaggio che una voce possa veicolare, essa ha anche una sua intrinseca capacità di coinvolgimento emotivo. La voce ha un suo timbro che può risultare particolarmente gradevole e attraente. 
   La voce è unica come le impronte digitali, non è semplicemente suono, perché ha una risonanza spirituale per cui direi che è come un’impronta dell’anima ed è lì che lascia anche il suo segno.
  Ecco che, se poi si è innamorati, il suono di questa voce può prenderci l'anima e il corpo e trasformare qualsiasi ora del giorno nella più luminosa, la più calda. 
   
  Ti è mai capitato di ascoltare qualcuno/a e pensare questa voce mi affascina? mi eccita?





lunedì 9 gennaio 2012

The Artist

- “Perfetto!  Ne facciamo un altro?”
- “Si, con piacere”


   Bisogna giungere alla conclusione del film The Artist , per ascoltare questa battuta, l’unica pronunciata a voce dai suoi protagonisti.
   The Artist , nelle sale in questi giorni , è difatti un film interamente muto, girato in bianco e nero, in formato quadrato e leggermente accelerato come i classici film degli anni Venti, in cui è meticolosamente ambientato. Un film elegante e convincente, innovativo nella sua riproduzione del passato, che fa dimenticare effetti speciali e 3D per ricordarci e riportarci nella magica e pura meraviglia del cinema.  
   Pur senza parole, The Artist riesce a narrare una storia, a far amare i suoi personaggi ed a far sorridere, a far provare nostalgia, a raccontare di un incontro e dell’amore, di una caduta e di un’ascesa, di cambiamenti, di crisi e di riscatto e soprattutto d'arte. Un film muto sull'avvento del sonoro, senza parole per riflettere sull'importanza della comunicazione. 
   
    Scritto e diretto dal francese Michel Hazanavicius, The Artist è muto ma non silenzioso, poiché parla efficacemente con la musica, che fa da filo conduttore, ed attraverso le immagini e le emozioni. Non potendo scegliere tra molti dialoghi, ho pensato di citare dei fotogrammi, montando una sequenza delle immagini per me più significative. 

   Il protagonista è George Valentin, il cui nome ricorda chiaramente il grande mito di Rodolfo Valentino, charmant ed abile nella danza come un Gene Kelly o un Fred Aistaire e dal sorriso carismatico sotto maliziosi baffetti alla Errol Flynn o Clark Gable. George è all’apice del successo quando irrompe nel cinema il sonoro. Ritenendosi "un artista e non una marionetta", per orgoglio non cede ai talkies. La mancata lungimiranza gli stroncherà la carriera e la sopraggiunta crisi economica del '29 lo porterà alla rovina. Il rifiuto della parola nel cinema segna la fine della sua professione come, parallelamente, la mancanza di dialogo con la moglie quella del suo matrimonio. Sprofonderà inghiottito dalle sabbia mobili della sua vanità, esattamente come l’eroe del suo ultimo film muto.
   Jean Dujardin, ha ricevuto per questo ruolo il premio come miglior interprete maschile al Festival di Cannes. 

 
   La protagonista femminile, interpretata da Bérénice Bejo, è la spumeggiante Peppy Miller, intraprendente e capace, nonché bellissima ragazza che, dall’essere una comparsa in un film del grande Valentin, vede accendersi la sua stella e diventare la più famosa star del nuovo cinema sonoro.
   Il film ripercorre le loro parabole incrociate, i loro destini che si incontrano. Secondo me la scena centrale del film è quella qui a destra, quando i due si incrociano lungo le scale degli studios, lui le scende mentre lei sale. Una metafora delle loro carriere e gli sguardi che toccano il cuore.
    Nell’attimo del loro primo incontro si sono scambiati l’unico bacio di tutto il film, un casuale, simpatico e delicato bacio sulla guancia in un film che parla d’amore… è davvero qualcosa d’altri tempi.

   Peppy è inizialmente una grande ammiratrice dell'affascinante e mitico attore, poi conoscendone la simpatia, la gentilezza e la genuinità se ne innamora e cercherà di sostenerlo ed aiutarlo nella difficoltà. Il suo è un amore non dichiarato, nutrito nel silenzio, a dispetto del tempo e delle diverse fortune.
  Il rifiuto della parola è la causa della rottura del matrimonio di George, il silenzio con Peppy invece è fertile ed il sentimento cresce avvalendosi di altri linguaggi: sguardi, sorrisi, gesti, emozioni, scelte, sostegno, rispetto. Nessuno di questi ingredienti può mancare nella misteriosa ricetta dell'amore. La parola può anche essere sostituita, ma mai negata!

   Sarà Peppy a favorire la rinascita artistica di George, a far tornare il sorriso sul suo volto nonchè a farlo "parlare". Lo vorrà fortemente come partner in un film sonoro e ballato alla Ginger e Fred, nonostante l'opposizione del produttore che lo considerava erroneamente ormai finito.

   La colonna sonora è il vero fiore all’occhiello del film. Opera di Ludovic Bource, la musica amplifica la storia e ne segue i vari passaggi: è ritmata, giocosa nelle fasi più brillanti ed in altre, come nel Waltz for Peppy, elegante e molto appassionata. Tanti anche gli omaggi a grandi autori del passato, da “Sing, sing, sing” di Benny Goodman alle note di Bernard Herrman per il capolavoro di Hitchcock  “La donna che visse due volte”, alla musica intramontabile di Duke Ellington.