"Ma in effetti che cosa sappiamo dei nostri simili? Non abbiamo tutti nella vita una tragedia irreparabile, che non siamo stati capaci di riconoscere in tempo?"
(Jussi Adler-Olsen, da La donna in gabbia)
Con
La donna in gabbia, pubblicato in Italia dalla Marsilio editori (alla cui proposta di recensione ho aderito), il danese Jussi Adler-Olden nel 2007 ha dato vita
all'investigatore Carl Mørk, protagonista poi di una serie di romanzi che, dato
il successo internazionale, sarà presto anche oggetto di trasposizione
cinematografica.
"Solo una rapida curetta con i piedi sul tavolo e i pensieri ben sepolti nel mondo dei sogni poteva rimetterlo in sesto.
Era
in quel benefico stato da dieci minuti, quando il suo raccoglimento fu
interrotto da una sensazione che tutti i servitori della giustizia
conoscono benissimo, e che le donne chiamano intuizione. Era
l'inquietudine dell'esperienza che gli ribolliva nel subconscio. La
sensazione che una serie di azioni concrete avrebbe inevitabilmente
condotto a un certo risultato."
Taciturno, pigro, burbero, mal sopportato dai suoi colleghi incapaci, Carl, investigatore intelligente e dotato, viene
posto a capo di una nuova sezione sorta presso la Direzione anticrimine della
Polizia, per indagare sui casi irrisolti o lasciati in sospeso, chiamata
semplicemente Q, dal simbolo del Partito Danese sulle schede elettorali.
La creazione di questa sezione è in realtà una discutibile scelta politica per
dimostrare all'opinione pubblica una maggior intenzione di assicurare la
giustizia e soprattutto una scelta economica del distretto di Copenaghen per
assicurarsi i finanziamenti stanziati. Ma i milioni versati non
arriveranno mai alla sezione Q, che viene collocata in uno scantinato,
senza mezzi tecnici ed assegnata a Carl semplicemente per allontanarlo ed
isolarlo. Gli viene affidato solo un aiuto per le pulizie, ma presto il siriano
Assad si rivelerà un valido ed indispensabile sostegno anche per le indagini,
un personaggio misterioso la cui presenza incuriosisce e nello stesso tempo
porta vivacità alla narrazione.
Fra tutti i vari casi speciali per la sezione Q, Carl ripesca la pratica della
vicepresidente dei Democratici
Merete Lynggaard, giovane e bella donna scomparsa
cinque anni prima senza lasciare tracce. Un caso scivoloso, apparentemente
inconsistente, troppo facilmente archiviato per assenza di moventi. Presto si accorgerà che le investigazioni erano state svolte con
molta superficialità. Saranno le sue doti di intuizione e coraggio unite a
quelle del capace Assad, a portare a termine un'indagine che nello scorrere dei
giorni diventerà sempre più avvincente ed anche pericolosa.
Si tratta di un thriller dove lo scorrere del tempo la fa da padrone, sia dal
punto di vista stilistico per lo sfasamento di collocazione temporale dei vari capitoli,
sia da quello dei contenuti e del ritmo della narrazione. Tempo che si dilata
fino a sembrare eterno per Merete ma implacabilmente rapido per gli altri, che
quasi instaurano una gara contro di esso.
Quello che a me colpisce è che, sebbene
Merete sia concretamente prigioniera, palesemente in gabbia per tutti, ella
continui a mantenersi concentrata su pensieri che la aprono al mondo e agli
affetti, alla vita ed ai suoi colori, continuando a prendersi cura di sé senza
mai perdere la speranza di scappare, di non darla vinta ai suoi crudeli
carcerieri.
"Era
stata sdraiata a pensare ai libri. Lo faceva spesso, per allontanare il
pensiero della vita che avrebbe potuto essere la sua, se solo avesse
fatto altre scelte. Quando pensava ai libri, poteva muoversi in un altro
mondo. La sola idea di sfiorare con le dita la secchezza e
l'inesplicabile ruvidità della carta bastava ad accendere in lei un
incendio di nostalgia. I vapori della cellulosa e dell'inchiostro di
stampa. E mille volte era entrata nella biblioteca immaginaria e aveva
scelto con il pensiero l'unico di tutti i libri al mondo che poteva
rievocare con sicurezza, senza bisogno di inventare ancora. Non quello
che desiderava ricordare, non quello che le aveva fatto più impressione.
Ma l'unico libro che per tutti i bei ricordi e le risate liberatorie
era rimasto intatto nella sua memoria martoriata."
Nella
sostanza, invece, tutti i personaggi di questo romanzo, anche i minori, a mio parere, sono in vario
modo in gabbia.
Lo
è Carl, imprigionato nel martellante rimorso di non aver potuto salvare un suo
collega dalla morte ed il suo amico dalla paralisi durante uno scontro a fuoco in cui era anch'egli presente. Ingabbiato da una ex-moglie dalla quale non
riesce a liberarsi e che continua a sostenere nel suo percorso artistico e ad aiutare nostante l’insopportazione.
Lo
è Assad, che certamente si nasconde, chiuso nei segreti e strani misteri
mai svelati dei suoi veri nome, provenienza e personalità.
Lo
è Uffe, fratello di Merete, chiuso in un silenzio ed una incomunicabilità provocati
dalla gabbia del dolore. Una gabbia che lo costringe all’isolamento ed al
rifiuto di vivere.
Lo è il folle criminale che
la tiene segregata, rinchiuso anch'egli nel suo delirante odio, una gabbia
impenetrabile da qualsiasi luce di umanità.
Lo è la grande protagonista di questo
romanzo, ossia la politica. Una politica non retta da obiettivi comuni,
trasparenza, coerenza e legalità, ma chiusa tra le sbarre del denaro e del
potere, dell'arrivismo e della menzogna, del malcostume e dell'incompetenza.
Limiti che l'autore riscontra a tutti i livelli della politica danese, sia nei
corridoi parlamentari che a livello locale. Non c’è pagina o contesto privo di
battute amare e sarcastiche sull’attività dei politici e la cattiva gestione
della cosa pubblica. Abituati come siamo a considerare questo un male
tipicamente italiano, piuttosto che attribuibile ai paesi scandinavi, è un
aspetto che ho trovato interessante nella sua obiettività critica.
- E
tu, hai mai provato la sensazione di sentirti in gabbia? C’è qualcosa che in
qualche modo pensi possa limitare l’espressione libera della tua personallità?
- Anche
per te i libri rappresentano un momento così rigenerante? Come per Merete hai un libro che per te sia un ricordo felice, pagine che hanno segnato la tua vita, parole da rileggere come un bisogno o a cui collegarsi anche con la mente per farla respirare?